Descrizione
Dov’è l’ingegner Bertanini, perso nel mondo della Settimana Enigmistica? E dove Donna Malfalda d’Ambroise, 96 anni di nobili passioni? Dove sono Gi- nomare, cioè Mare Luigi figlio di Mare Luigi, e Denis Mastroleo da Napoli, detto Maradona? E tanti, tanti altri. Dove sono? Cominciando a leggere Rebus, viene spontaneo parafrasare l’attacco della prima canzone di quel meraviglioso album di De André, ispirato all’Antologia di Spoon River, anche se i nostri personaggi non dormono nel cimitero sulla collina, ma nell’ospizio Bertini-Dondi. Non sono morti, ma alla morte vicinissimi.
Già, la signora con la falce visita spesso l’istituto, anche se nessuno la invita; ma questa volta ha voluto esagerare, prendendosi la vita di Mariuccia Micheli- ni, un’addetta alla cucina che di anni davanti a sé ne avrebbe un bel po’, e invece eccola lì, trafitta da un coltellaccio.
Il delitto complica la vita di Santa, la giovane neodirettrice. Lei di problemi è già fornita quanto basta e avanza: due anni a combattere fino allo sfinimento contro un tumore raro, che l’hanno resa solitaria e (forse) anaffettiva. Ma deve tuffarsi, da provetta nuotatrice qual è, rischiare di persona; e le indagini scompigliano i rituali del Bertini-Dondi, che diventa teatro dell’assurda tragicommedia recitata da attori sempre pencolanti tra dignità e abiezione, demenza e magiche intuizioni, sfascio corporale e allucinata ribellione al destino comune. L’occhio dell’autore guarda con dolente e divertita pietas, è spettatore profondamente coinvolto, come Lee Masters (giustificato dunque l’accosta- mento iniziale); non applaude e non fischia, conduce abilmente la trama fino alla soluzione del rebus e all’epifanico finale in cui Santa scopre il colpevole e soprattutto sé stessa.
Rebus, vincitore del Premio Baskerville 2024, rivela uno scrittore di singolare talento e umanità.
Luigi Buson è nato nel 1961 a Torino, dove vive con la sua famiglia e lavora per un’organizzazione internazionale dopo varie esperienze professionali in Italia e all’estero.
Per quasi trent’anni ha giocato a rugby, ne porta i segni ma non rimpiange nulla. Da sempre partecipa come volontario a progetti per difendere i diritti degli ultimi e dei penultimi.